Se ad almeno due di queste domande la risposta è “sì”, allora è probabile che il gioco d’azzardo per te non sia più solo un innocuo passatempo, ma anzi rischia di esser già diventato un problema serio da non sottovalutare!
QUAL’E’ IL CONFINE TRA GIOCO E GIOCO D’AZZARDO?
Per gioco d’azzardo si intende un’attività di gioco finalizzata al lucro nel quale si scommette denaro o beni e la cui vincita è basata su variabili aleatorie, casuali. L’ottenimento di un premio, l’investimento di denaro o beni e vincite/perdite non direttamente dipendenti dalla bravura del giocatore sono quindi le tre variabili fondamentali che definiscono il gioco d’azzardo.
Il gioco è tale quando non ha finalità specifiche se non quella ludiche e quando ad esso viene assegnato un tempo e uno spazio bene definito. Il gioco d’azzardo, invece, è finalizzato al lucro, senza limiti di tempo e di spazio. Se fino a qualche decennio fa l’azzardo poteva essere considerato una forma ludica e di aggregazione sociale, è oggi sempre più correlato a forme di malessere psicologico e relazionale. Non solo: la sempre maggiore accessibilità (soprattutto virtuale), ha determinato una precoce familiarizzazione con questo tipo di attività rendendo più labile il confine tra gioco e vita reale, anche nella popolazione più giovane, aumentando quindi il rischio di sviluppare una dipendenza.
QUANDO SI PARLA DI DIPENDENZA?
Da un punto di vista clinico, si parla di dipendenza quando nell’analisi di una persona giocatrice ricorrono una sequenza di condizioni (vedi ad es. Griffith et al. 2005), alla luce di alcuni specifici criteri diagnostici ben esplicitate all’interno del DSM V (Manuale Statistico Diagnostico dei disturbi mentali, 2013). Dal 2012 il Gioco d’Azzardo Problematico (GAP) è infatti riconosciuto come una malattia dal Ministero della Salute ed è stata inserita all’interno dei LEA (Livelli essenziali di assistenza sanitaria).
Uno dei processi che sta alla base della dipendenza, così come accade per le sostanze, è l’attivazione di risposte comportamentali disfunzionali, che attivano nel giocatore patologico i circuiti cerebrali della motivazione e della gratificazione (ovvero, del piacere), grazie al coinvolgimento del neurotrasmettitore dopamina. Il giocatore che sviluppa dipendenza prova piacere per l’attività di gioco, indipendentemente dalla vincita o dalla perdita e per questo motivo non riesce a farne a meno, non riconosce o minimizza la problematica e rifiuta l’aiuto esterno. La difficoltà di controllo è quindi supportata da una alterazione del funzionamento delle aree cerebrali preposte alle capacità di autoregolazione del comportamento. Più un gioco prevede velocità e denaro in palio, più stimola i meccanismi cerebrali del piacere, aumentando la vulnerabilità alla dipendenza. Parallelamente, il giocatore patologico sviluppa e rafforza pensieri erronei rispetto la realtà che interferiscono con una corretta valutazione di essa e aumentano la probabilità che il comportamento dannoso venga reiterato. Sono esempi di distorsioni cognitive tipiche del gioco d’azzardo patologico l’illusione di controllo della vincita, la percezione di una “quasi vincita” e la superstizione.
E’ POSSIBILE CURARE UNA DIPENDENZA DA GIOCO D’AZZARDO? COSA POSSIAMO FARE?
Si, è possibile a patto che venga strutturato un intervento terapeutico complesso da parte di una equipe strutturata e multidisciplinare che prevede, tra le altre cose:
- Attivazione di percorsi personalizzati
- Supporto ai familiari
- Eventuale affiancamento ad una terapia farmacologica
- Consulenza economica e legale
Tale equipe deve essere composta da psicologi/psicoterapeuti, educatori, psichiatra e consulente legale in modo tale da accogliere il bisogno dell’utenza in maniera più individualizzata possibile e perseguire l’obiettivo generale del maggiore benessere possibile nella vita quotidiana. Trattandosi di una dipendenza, spesso la persona rifiuta ogni forma di aiuto, negando di avere un problema. È fondamentale che le persone che sono accanto al giocatore patologico non assecondino la dipendenza (ad esempio, fornendogli soldi per continuare a giocare) ma che creino una rete di supporto, consultando uno specialista.